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Guido Michelone
Sabato 12 marzo 2005
Dietro questo buffo appellativo c'è un esordio stupefacente, come da anni non si sentiva nell'ambito del cosiddetto jazz politico. I cinque ragazzi di Chieri, in provincia di Torino, riprendono forme e temi della protesta sociale alla Charles Mingus o nella prima Liberation Music Orchestra; inventano senza piano, con tre fiati, contrabbasso, percussioni, in nove magmatici "originals", un postbop ritmico e caloroso, aperto e ricco di citazioni esplicite: Rassvjet, Liberi Tutti, Petrodollar, Nancy e Rajssa, Italian Fight Song si distinguono anche per sottile ironia, ricerca sonora, gusto provocatorio.
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